«Io sono uno di questi esseri eccezionali; sì, monsieur, lo credo; fino a oggi nessun uomo si è trovato in circostanze simili alle mie. I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne, da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. Voi mi credete francese, non è vero? Perché parlo il francese con la stessa facilità e purezza di voi. Ebbene! Alì, il mio moro, mi crede arabo; Bertuccio, il mio intendente, mi crede romano; Haydée, la mia schiava, mi crede greco. Dunque capirete che, non essendo di alcun paese, non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli. Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo.»
Il conte di Montecristo – Alexandre Dumas
Da capolavoro del romanzo popolare a capolavoro del romanzo: la storia della fortuna de “Il conte di Montecristo” si potrebbe condensare nella lenta caduta di un aggettivo. Fin dal suo primo apparire, in quella Francia degli anni Quaranta dell’Ottocento che era il più fervido e convulso laboratorio delle rivoluzioni europee, la storia dell’eroe borghese Edmond Dantès, eponimo della sfortuna e dell’ingiustizia, che si trasforma in spietato giustiziere, fu accolta dalle migliaia di avidi lettori di feuilleton come la più iperbolica incarnazione dello spirito del tempo. Un successo fulmineo, sancito dall’immediato passaggio all’edizione in volume e da un incredibile numero di ristampe e traduzioni. Ma fin da subito, quell’aggettivo, “popolare”, suonò, in tutta una parte della critica colta, come una netta discriminazione, se non come una condanna. Al contrario, il “Montecristo” deve oggi essere situato nel posto che merita: all’apice della più felice stagione del romanzo europeo. Condotta sul testo francese meticolosamente stabilito da Claude Schopp, questa edizione comprende, oltre alla prefazione di Schopp, un apparato di note al testo, nonché un dizionario dei personaggi e delle persone storiche e un Indice dei luoghi.
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