Da dove sto chiamando

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«In due settimane aveva perso poco più di un chilo e mezzo.
– Spizzico, – diceva lei. – Faccio la fame tutto il giorno e poi quando sono al lavoro spizzico un po’ qua e là, ma insomma qualcosa accumulo.
Però una settimana dopo era scesa di due chili e mezzo. Due settimane dopo, era a quattro chili e mezzo. I vestiti cominciarono ad andarle larghi. Dovette prelevare dei soldi dall’affitto per pagarsi una nuova uniforme.
_ La gente comincia a fare dei complimenti, al lavoro, – disse.
– Che tipo di complimenti? – chiese Earl.
– Per esempio che sono troppo pallida, – rispose lei. – Che non sembro più io. Hanno paura che stia perdendo troppo peso.
– E che male c’è a perdere peso? – disse lui. – Non gli dar retta. Digli che si facciano i fatti loro. Non sono mica tuo marito, loro. Non è con loro che devi vivere.
– È con loro che devo lavorare, però, – disse Doreen.
– Giusto, – disse Earl. – Ma loro non sono tuo marito.»

“Loro non sono tuo marito” racconto della raccolta “Da dove sto chiamando” di Raymond Carver

Da dove sto chiamando di Raymond Carver: i racconti più importanti del grande maestro della narrativa breve e capostipite del minimalismo americano.

Da dove sto chiamando di Raymond Carver, l’”autoantologia” voluta dall’autore nel 1988, poco prima della morte, presenta nella versione scelta e curata dall’autore racconti appartenenti a tutto l’arco della sua produzione, da quelli del libro d’esordio “Vuoi star zitta per favore?” ai sette “nuovi racconti” di “Elephant”. Permette così al lettore di scorgere forse nel modo più compiuto possibile gli orizzonti narrativi che si richiamano da un punto all’altro dell’ormai leggendaria “Carver Country”. C’è ovviamente la coppia, fotografata nei suoi vari istanti, sovente nelle diverse fasi di una crisi: come in “I chilometri sono effettivi”; nel momento stesso di una separazione annunciata da una lettera dalla calligrafia “irriconoscibile”, come in “Pasticcio di merli”. Le donne e gli uomini carveriani si trovano di fronte, all’improvviso e forse quasi senza accorgersene, alla resa dei conti con il sogno americano di provincia. Oppure a raggiungerli è un’eco di violenza: quella del reduce nero di “Vitamine”, che come amuleto porta con sé l’orecchio rinsecchito di un vietcong, l’esplosione di aggressività repressa di un padre mite in “Biciclette, muscoli, sigarette” o l’ottusità inquietante del protagonista di “Con tanta di quell’acqua a due passi da casa”. O ancora, è l’alcol a scandire le giornate di molti di loro, in racconti come “Un’altra cosa”, “Attenti”, “Da dove sto chiamando”. Prefazione di Michela Murgia.

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