«Uno… Due… Contiamo. L’acqua del fosso è piatta e scura e sembra una foto del fango venuta mossa. È un pomeriggio di luglio del 2005, noi guardiamo l’acqua e contiamo. Noi siamo Stefano, Silvia e io, che purtroppo mi chiamo Fiorenzo. Dobbiamo arrivare a dieci, che ci vuole? Contare è bello, ti dà il senso di una cosa facile e sicura, matematica appunto, e ti senti tranquillo perché la matematica è perfetta e se ti affidi a lei non sbagli mai, lo diceva pure Galileo. Solo che Galileo era uno scemo»
Esche vive di Fabio Genovesi
Esche vive di Fabio Genovesi: un romanzo dolce-amaro tra sconclusionate band Metal, pesca, ciclismo e incontri-scontri generazionali.
Fiorenzo, Tiziana e il Campioncino, tre mondi lontanissimi che si incontrano per caso in un luogo desolato e improbabile, tre anime che intrecciando i loro destini danno vita a un corto circuito struggente e divertentissimo, amaro e poetico.
Fiorenzo vive a Muglione, profonda provincia toscana fatta di disoccupazione e fossi stagnanti, e non lo si può considerare un ragazzo fortunato: oltre al nome che gli hanno affibbiato, dei due genitori gli resta solo il padre, lunatico proprietario del negozio Magic Pesca ma soprattutto allenatore dell’Unione Ciclistica Muglionese, nel cui vivaio si ostina a cercare un grande campione del futuro. Ma soprattutto, a quattordici anni Fiorenzo ha perso la mano destra per colpa di un petardo, e nonostante abbia saputo reagire con intraprendenza e fantasia, dedicandosi alla musica heavy metal con il forsennato entusiasmo dell’adolescenza, ha dovuto scoprire presto che nella vita “quello che manca conta molto di più di quel che c’è”. Tiziana invece ha trent’anni, e in comune con Fiorenzo ha solo di essere nata a Muglione. Da dove è scappata dopo il liceo, per laurearsi e frequentare un master all’estero che le ha aperto sfolgoranti possibilità di lavoro. Ma Tiziana ha preso una decisione improvvisa e coraggiosa: tornare a casa, mettere le proprie competenze al servizio della comunità. Il paese di Muglione, in segno di gratitudine, le affida la gestione del locale Informagiovani, che però diventa subito il ritrovo di un gruppo di anziani giocatori di carte, costringendo Tiziana a fare i conti con il proprio senso di inadeguatezza, mentre un amore complicato e dolcissimo arriva a stravolgerle la vita. E poi c’è Mirko, il Campioncino, il ragazzino prodigio che il padre di Fiorenzo ha scovato per caso in Molise e si è portato a casa perché il suo assoluto talento ciclistico lascia sperare grandi cose. Mirko è un mistero totale, una contraddizione vivente: intelligentissimo ma ingenuo, potenza imbattibile in sella a una bici ma goffo e inerme nel quotidiano, idolo degli appassionati di ciclismo e insieme bersaglio perfetto dei crudeli compagni di scuola.
La recensione:
Un bellissimo ritratto “en plein air” della provincia Toscana, tra metallari, ciclismo, rosticcerie (la mitica “il Fagiano”), pesca e festival rock. Ma non solo questo e ben più di questo.
Una moltitudine di scontri ed incontri generazionali, sociali, etnici: gli anziani del paese che assediano un informagiovani vuoto, fidanzati rumeni che strombazzano sotto casa alle loro ragazze invece di usare il citofono, un bicchiere di Gatto Silvestro passato dalla mano di un adolescente ad un ragazzino campione di ciclismo, un padre assente all’inseguimento di un sogno non più suo, una ragazza che cerca di dare un senso ai suoi studi ed alle sue capacità, una Rock band Metal che prova a decollare.
Personaggi autentici, alle prese con situazioni difficili, curiose, spassose, amare. Sebbene non sia un fan della scrittura estremamente “popolare” (anzi per nulla), in questo caso mi ha affascinato, coinvolto e strabiliato. Strabiliato perché non è per niente facile scrivere bene “non scrivendo bene” (o per lo meno, in maniera corretta), e Genovesi c’è riuscito in maniera magistrale infilandoci preziose perle di saggezza popolare che si accettano e colpiscono proprio perché trattate con leggerezza, ma che, creando il giusto contrasto con la “realtà” della vita, proprio per questo motivo lasciano il segno.
Il risultato è un romanzo poetico, estremamente divertente, originale, avvincente, leggero e profondo al contempo.
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