Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci

Il cinghiale che uccise Liberty Valance

ยซSe Dio sโ€™affacciasse per un attimo dal ciglio spumoso dei cirri in movimento, di lร  dallโ€™orizzonte frastagliato di Monte Arlecchino, oltre a dare una gigantesca, improvvisa, luminosissima, e incredibilmente inquietante prova della sua esistenza, vedrebbe con il suo sguardo acuto e onnicomprensivo due ragazzi – Durante Salvani e Andrea Bui: in questo ferragosto di finesecolo, calcolando la giunta bisestile, rispettivamente di diciassette anni, otto mesi e ventiquattro giorni il primo: moro, quasicalvo, punteggiato dallโ€™acne e dalla varicella come fossero battesimi epidermici di ogni suo picco nevrotico e amorale; a tre giorni dai suoi quattordici anni il secondo: i capelli castano chiari tracciati di rรจsina, a spazzola, unโ€™eterocromia delle irridi congenita che gli conferisce, da sempre, unโ€™idea stevensoniana di doppiezza al tempo stesso solare e preoccupante; apparentati entrambi da una cuginanza prima e carnale: perchรฉ il padre del primo e la madre del secondo sono fratelli, Salvani entrambi: Alighiero e Bella, rispettivamente: tuttโ€™e due portatori comuni di quei cromosomi che hanno, perรฒ, regalato a Durante una vita di inadeguatezze e di amori sfioriti sul nascere; di desideri appagati solo in virtรน di una certa, sciamante simpatia nera e disperata in grado di supplire alle mancanze innegabili (eppure affascinanti, ricordiร molo) del fisico; e ad Andrea, invece, un carisma involontario di sovrana imperfezione (il naso troppo largo e schiacciato, lโ€™attaccatura asimmetrica dei capelli, un eccesso di magrezza costante alternata a periodi di imbolsimento spurio che, al primo impatto, lasciano disorientati e con un senso di malattia leggera in agguato) che perรฒ, fuso e anzi sottolineato dalla meraviglia cangiante degli occhi, rende il secondo tra i due del blocco Salvani (mica vorremmo appellarci alla banalitร  nominale del cognome paterno, per sottolineare la tirannรฌa inarrivabile della biologia?) assolutamente sereno; e disposto allโ€™esistenza e allโ€™amore con la gratuitร  solare del suo genio (perchรฉ di questo anche, si tratta, nel caso di Andrea) ancora inappagato e fuorimira; e della leggerezza smemorata e colpevole (perchรฉ incomprensibile a chi cร pita come un presente fortuito) della propria bellezza negli anni – li vedrebbe, questo Dio incerto sulla soglia, in una tacca precisa del tempo; in un secondo di consapevolezza estrema che in qualche modo li riguarda ma di cui non hanno nessuna coscienza.ยป

Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci

Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci: un complesso, intenso e commovente racconto postmoderno, dai rimandi e significati stratificati, dal tono beffardo e impegnato, in bilico tra commedia e tragedia, un romanzo corale che esplora il linguaggio, la forza e i limiti delle parole.

SINOSSI

Nell’immaginario paesino di Corsignano – tra Toscana e Umbria – la vita procede come sempre. C’รจ gente che lavora, donne che tradiscono i propri uomini e uomini che perdono una fortuna a carte. C’รจ una vecchia che ricorda il giorno in cui fu abbandonata sull’altare, un avvocato canaglia, due bellissime sorelle che eccellono nell’arte della prostituzione e una bambina che rischia la morte. E c’รจ una piccola comunitร  di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti. Se non fosse che uno di questi cinghiali acquista misteriosamente facoltร  che trascendono la sua natura. Non solo diventa capace di elaborare pensieri degni di un essere umano, ma, esattamente come noi, diventa consapevole anche della morte. Troppo umano per essere del tutto compreso dai suoi simili e troppo bestia per non essere temuto dagli umani: “il Cinghiale che uccise Liberty Valance” si ritrova all’improvviso in una terra di nessuno che da una parte lo getta nella solitudine ma dall’altra gli dร  la capacitร  di accedere ai segreti di Corsignano, leggendo nel cuore dei suoi abitanti.

Giordano Meacci parla del romanzo su RAICULTURA NETWORK

RECENSIONE

Il Cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci รจ un romanzo che stupisce e che stordisce, a mio parere uno di quei libri nei quali si fa fatica ad entrare subito dalle prime pagine ma dai quali, una volta entrati ed apprezzati, si fa altrettanta fatica ad uscirne. Superati i primi, difficili capitoli, se si ha il coraggio o lโ€™incoscienza di riuscire ad abbandonarsi alla prosa ed allo stile articolato, fitto di personaggi, di storie, rimandi, significati che rimandano ad altri significati, ad altri rimandi ed altre storie, in cui si mescolano dialetto, lessico ricercato, gergo tecnico scientifico, filosofia e cultura popolare, sacro e profano, comicitร  e dramma, in un intreccio senza trama ma ricco di trame, di vita, di realtร  divise eppure unite in un racconto corale in cui ogni voce รจ un micromondo dentro il giร  micro mondo di Corsignano, il tutto intessuto in un percorso narrativo ballerino che salta avanti ed indietro nel tempo tra eventi e ricordi, tra realtร  e mito – a quel punto, se si sarร  riusciti a farsi accompagnare in questo spettacolo – si potrร  gustare appieno questa coinvolgente e preziosa esperienza narrativa.

Come si diceva, superato il primo capogiro iniziale, se si riesce a superare il disappunto che potrebbe manifestarsi nei confronti di un autore e di un libro impegnativo, forse si riuscirร  ad affascinarsi e ad entrare in quel gioco dalla prosa complicata, ardita, labirintica, a volte dotta altre caciarona, e a scoprire che, in fondo, ci piace. E se ci piace, probabilmente ci piace parecchio. Ci si potrร  stupire e impressionare del modo in cui Meacci riesca a tenere le fila di tanti registri, di tante informazioni, di quei significati che si moltiplicano, permutano, si riproducono ad ogni frase in una semiosi illimitata, per dirla alla Peirce, tanto affascinante quanto frustrante. Ma quello che ci appagherร  sarร  ritrovarsi a vagare per Corsignano come Apperbohr il cinghiale, ascoltando le voci dei Corsignanesi, ficcando il naso nei loro ricordi, sentendo i sussurri dei loro defunti, osservando spezzoni del film di Ford con il commento di sottofondo, lentamente, tutto ci apparirร  sempre piรน naturale, verosimile, familiare, realistico, proprio laddove la finzione dichiarata da Meacci nelle incursioni metanarrative del suo narratore onnisciente ci avverte del contrario.

Ed รจ proprio questo gioco tra finzione dichiarata ed esperienza realistica che fa di Corsignano, dei suoi personaggi e degli eventi ordinari e straordinari che vi occorrono un romanzo postmoderno squisitamente italiano, affresco di una provincia toscana reale ed immaginaria, nel quale รจ difficile a volte stabilire quale รจ lโ€™una e quale lโ€™altra.

Ma Il Cinghiale che uccise Liberty Valance รจ pure un romanzo sul linguaggio. Anzi, forse si puรฒ anche azzardare lโ€™ipotesi che sia proprio il linguaggio, uno dei protagonisti di questa storia: un protagonista che lega ed accomuna cinghiali e uomini. Come i limiti della parola impediscono ad Apperbohr di comunicare i suoi concetti agli altri cinghiali, le parole impediscono agli uomini di comunicare, come afferma lo stesso Apperbohr: โ€œperchรฉ ora [ora che Apperbohr le intende n.d.r.] le parole non hanno significato, sono distruttive, invadenti, sono il male che interviene a spiegare quello che รจ giร  tutto lรฌโ€. Ed il linguaggio coinvolge anche il lettore, ed in questo senso รจ curioso notare come, dal momento in cui il cinghiale Apperbohr comincia ad intendere parole e concetti degli โ€œAlti sulle Zampeโ€ (gli uomini), sembri anche a chi legge di riuscire lentamente a riappacificarsi con la prosa di Meacci, (o forse รจ la prosa di Meacci che prende fiato dopo tale evento narrato alleggerendosi quel tanto da divenire piรน fluida?) trovandola piรน semplice da seguire. Che sia un effetto intenzionale conscio o un effetto inconscio dellโ€™autore frutto di una qualche eterogenesi dei fini, oppure sia lโ€™effetto di una familiaritร  progressiva da parte del lettore con lo stile dellโ€™autore e con i suoi personaggi dopo i primi capitoli di palestra, non รจ chiaro. Quel che perรฒ sembra accadere รจ che piรน Apperbohr impara la lingua degli uomini, piรน il lettore impara a capire il Corsignanese, e forse anche il cinghialese, narrati in Meaccese.

Troveremo inoltre lungo il cammino dei giochi linguistici che personalmente mi hanno richiamato quelli che trovai nei racconti di John Barth, quale ad esempio:

ยซ[โ€ฆ] perchรฉ da sveglio ricorda sempre qualโ€™รจ il sogno, la consapevolezza scompare solo mentre dorme, allโ€™inizio – trova sรฉ stesso e cerca di uccidersi, con quellโ€™altro Andrea che gli viene addosso e cerca di ammazzarlo. E ogni volta si sveglia mentre fanno a pugni, senza mai – mai – sapere chi ha vinto, dei due.
Solo che. Ora. Per la prima volta dacchรฉ si sogna. Andrea si rende conto che lโ€™altro sรฉ stesso ha gli occhi cattivi e azzurri. Tuttโ€™e due azzurri e luminosi e lucidi e cattivi. Come il riflesso sul ghiaccio del Nardile; appena prima che lo crepi in acqua il primo sole della primavera.ยป

Quel โ€œSolo che. Ora.โ€ lascia spiazzati. Ma questo linguaggio aperto, assieme alla narrazione inconclusa, lasciano spazio ad altro, a quello che avrebbe potuto essere, perchรฉ non esistono parole per descriverlo, o forse esistono ma Meacci lascia che ad aggiungere quei pensieri e quelle parole in sospensione, ci pensiamo noi.

Tuttavia, il linguaggio viene esplorato non solo come forma di comunicazione verbale o scritta di un messaggio, ma anche dal punto di vista della ricezione, della percezione e dellโ€™interpretazione di chi riceve messaggi in altre forme e con altri sensi, la vista ad esempio, come succede al personaggio di Alvaro (affetto da una miopia grave sin da bambino):

ยซAlvaro venne gratificato dalla pergola spessa di una montatura nera, grossa; su due lenti molate un poโ€™ alla buona e pietosamente sfumate in giallo. La prima volta che li indossรฒ, un peso nuovo sul naso, una leggerezza mai avvertita dal cuore (e dal cervello), ad Alvaro sembrรฒ il momento piรน strano e meraviglioso di tutta la sua vita. poi il cuore (e il cervello) gli strinsero in due terrori paralleli e incrociati, proiettandolo in un punto vicinissimo e nero del suo futuro. Si spaventรฒ per quanto vedeva (epperรฒ, mentre coglieva la ricchezza spropositata di quel regalo, la sua alvaritร  piรน profonda gridava di disperazione per tutto quello che, fino ad allora, aveva perduto). Poi si spaventรฒ per il terrore che quella vista nuova e meravigliosa fosse un regalo a tempo. Qualcosa che avrebbe dovuto ridare di lรฌ a poco indietro; con la sciagurata consapevolezza di chi, conosciuti i piaceri dellโ€™hashish del Vecchio della Montagna, sia poi trascinato a calci in culo nella sua nuova vita di assassino drogato.ยป

La partenza ed il legante di tutta questa esplorazione del linguaggio e dei suoi limiti, รจ lโ€™epifania del cinghiale Apperbohr, che si โ€œsvegliaโ€ sulla frase โ€œRipรจnsaci, amicoโ€ del film L’uomo che uccise Liberty Valance di John Ford; una frase che dice tutto e niente, alla quale ognuno puรฒ cercare di dare il significato che vuole o lasciarla sospesa; del resto il cinghiale non ha comunicato con gli uomini, li ha solo sentiti e capiti, e tutto quello che รจ stato Apperbohr, quello che gli รจ successo, puรฒ benissimo non essere accaduto; cosรฌ come noi lettori sappiamo benissimo dellโ€™inesistenza di Corsignano, gli abitanti del paese sono allโ€™oscuro dellโ€™esistenza di un cinghiale che per un breve periodo li ha intesi, che li ha โ€œlettiโ€.

In tutto questo, ciรฒ che rimane in noi รจ lโ€™idea, appiccicosa, viscerale, che sia avvenuto qualcosa di straordinario nel paesino immaginario di Corsignano, e che noi tutti lettori, ne siamo stati testimoni.

 


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