La letteratura giapponese ha una storia lunga e variegata che nel corso dei secoli, ha attraversato diverse fasi storiche, sociali e culturali, evolvendosi in una vasta gamma di generi e forme letterarie.
Questo specifico articolo è il sesto di 6 articoli che cercheranno di offrire una panoramica della letteratura giapponese, esplorando i principali periodi e generi, con esempi di opere tradotte in italiano. Gli articoli di questo percorso di lettura saranno:
Libri giapponesi classici e contemporanei: 1 Il periodo Nara e Heian
Libri giapponesi classici e contemporanei: 2 Il periodo Edo
Libri giapponesi classici e contemporanei: 3 Il periodo Meiji
Libri giapponesi classici e contemporanei: 4 Il periodo Taishō
Libri giapponesi classici e contemporanei: 5 Il periodo Showa
Libri giapponesi classici e contemporanei: 6 Il periodo Heisei e contemporaneo
Periodo Heisei e contemporaneo (1989-2019): il romanzo postmoderno e l’ampia diffusione internazionale
Con l’inizio del periodo Heisei, la letteratura giapponese si diversifica ulteriormente, con un focus sulla sperimentazione formale e la continua fusione tra tradizione e modernità. Autori come Haruki Murakami e Banana Yoshimoto diventano figure di rilievo internazionale.
Tra i romanzi più conosciuti di Haruki Murakami vi sono Norwegian wood. Tokyo blues, Kafka sulla spiaggia, Nel segno della pecora, Dance dance dance, e A sud del confine, a ovest del sole.
Tra i romanzi più conosciuti di Banana Yoshimoto vi sono Kitchen, Il corpo sa tutto e Un viaggio chiamato vita.

Norwegian wood. Tokyo blues
Norwegian wood. Tokyo blues di Haruki Murakami – Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull’adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli “altri” per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un’istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.

Kafka sulla spiaggia
Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami – Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l’affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l’androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. “Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell’assurdo”.

Nel segno della pecora
Nel segno della pecora di Haruki Murakami – Un giovane agente pubblicitario, abbandonato dalla moglie che lo trova «noioso», vede sconvolta la sua rassicurante monotonia da un compito bizzarro e quasi impossibile che gli viene affidato da un losco individuo: deve ritrovare una pecora. Ha poco tempo e non può rifiutare. Unico indizio: la pecora ha una macchia a forma di stella sulla schiena. Inizia cosí un’avventura lungo un Giappone fiabesco, grottesco e surreale, accompagnato da una ragazza con le orecchie bellissime e dotata di poteri sovrannaturali. Nel segno della pecora è il romanzo che definisce la poetica di Murakami: uno scenario onirico in cui il quotidiano diventa surreale, scandito da una playlist di capolavori della musica, alla ricerca di un ovino ma in realtà di un senso della vita. C’è un posto per la pecora di Murakami in una ipotetica «arca letteraria», insieme allo scarafaggio di Kafka, i maiali di Orwell, l’elefante di Saramago e Moby Dick.

Dance dance dance
Dance dance dance di Haruki Murakami – È un giorno di marzo, al Dolphin Hotel di Sapporo, A. D. 1983. Alla radio suonano gli Human League. E poi Fleetwood Mac, Abba, Bee Gees, Eagles… Uno strano mondo, dove tutto – o quasi – si può comprare. Cosi, per chi non ha voluto, o saputo, cogliere l’attimo e tuffarsi nell’ingranaggio, le strade che rimangono sono tutte un po’ tortuose. Il protagonista, un giornalista freelance costretto dalle circostanze a improvvisarsi detective, si muove tra cadaveri veri e presunti attraverso una Tokyo iperrealistica e notturna, una Sapporo resa ovattata da una nevicata perenne e la tranquillità illusoria dell’antica cittadina di Hakone. Una giovane ragazza dotata di poteri paranormali lo accompagna nella sua ricerca. Ma troviamo anche una receptionist troppo nervosa, un attore dal fascino irresistibile, un poeta con un braccio solo; e un salotto, a Honolulu, dove sei scheletri guardano la televisione. Esiste un collegamento fra tutte queste cose, un senso anche per chi ha perso l’orientamento. L’unico modo per trovarlo è non avere troppa paura, e un passo dopo l’altro continuare a danzare.

A sud del confine, a ovest del sole
A sud del confine, a ovest del sole di Haruki Murakami – Fino ad allora Hajime aveva vissuto in un universo abitato solo da lui: figlio unico quando, nel Giappone degli anni Cinquanta, era rarissimo non avere fratelli o sorelle, aveva fatto della propria eccezionalità una fortezza in cui nascondersi, un modo per zittire quella sensazione costante di non essere mai lí dove si vorrebbe veramente. Invece un giorno scopre che la solitudine è solo un’abitudine, non un destino: lo capisce quando, a dodici anni, stringe la mano di Shimamoto, una compagna di classe sola quanto lui, forse di piú: a distinguerla non c’è solo la condizione di figlia unica, ma anche il suo incedere zoppicante, come se in quel passo faticoso e incerto ci fosse tutta la sua difficoltà a essere una creatura di questo mondo.
Quando capisci che non sei destinato alla solitudine, che il tuo posto nel mondo è solo là dove è lei, capisci anche un’altra cosa: che sei innamorato. Ma Hajime se ne rende conto troppo tardi – è uno di quegli insegnamenti che si imparano solo con l’esperienza – quando ormai la vita l’ha separato da lei. Come il dolore di un arto fantasma, come una leggera zoppía esistenziale, Hajime diventerà uomo e accumulerà amori, esperienze, dolori, errori, ma sempre con la consapevolezza che la vita, la vita vera, non è quella che sta dissipando, ma quell’altra, quella che sarebbe potuta essere con Shimamoto, quella in un altrove indefinito, a sud del confine, a ovest del sole. Una vita che forse, venticinque anni dopo, quando lei riappare dal nulla, diventerà realtà. Torna in libreria, in una traduzione completamente rivista, uno dei romanzi piú amati di Murakami Haruki: un’opera malinconica e romantica, una storia di raffinata delicatezza, in cui l’esplorazione dei piú diafani movimenti dell’anima riesce a descrivere l’universale, umanissimo conflitto tra necessità e desiderio, destino e libertà.

Kitchen
Kitchen di Banana Yoshimoto -Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Il corpo sa tutto
Il corpo sa tutto di Banana Yoshimoto – Tredici racconti che descrivono l’arduo percorso dal dolore alla guarigione attraverso un’ampia gamma di modulazioni. Il corpo è così attaccato al dolore da opporsi alla guarigione, fino a che la liberazione si fa strada a un tratto, accarezzando la mente e alleggerendo il peso della carne. A ostacolare la guarigione a volte è solo la paura di nuovi dolori, di altri ostacoli. Traumi infantili, ricordi dolorosi, la contiguità fra felicità e dolore, il lutto e la morte: nodi apparentemente insolubili si sciolgono sotto il raggio di un’intuizione illuminante, permettendo ai protagonisti di queste storie di uscirne salvi e arricchiti.

Un viaggio chiamato vita
Un viaggio chiamato vita di Banana Yoshimoto – La vita è un viaggio, e come tutti i viaggi si compone di ricordi. In questo libro, Banana Yoshimoto raccoglie preziosi frammenti di memoria e ci porta con sé, lontano nel tempo e nel mondo. Dalle emozioni del primo amore alla scoperta della maternità, dalle piramidi egiziane alla Tokyo degli anni settanta. Con la consueta leggerezza della sua scrittura, ricostruisce le emozioni dell’esistenza a partire da un profumo, da un sapore, da un effetto di luce o dal rumore della pioggia e del vento. E così che una pianta di rosmarino ci trasporta da un minuscolo appartamento di Tokyo al tramonto luccicante della Sicilia, e che un contenitore pieno di alghe diventa l’occasione per esplorare il dolore della perdita. I pensieri in libertà di Banana Yoshimoto ci accompagnano fino al centro del suo mondo letterario e lungo il nostro personale “viaggio della vita”, fatto di promesse e di incontri, di stupore e di meraviglia, di malinconia e di sofferenza. Dalle pagine di questo libro, l’autrice ci invita a riappropriarci del nostro tempo e a non perdere mai la fiducia negli altri esseri umani, perché quello che rimane, al termine del più difficile dei viaggi, è il riflesso nella nostra memoria di ogni singolo giorno vissuto.
La transizione del tantei shosetsu al contemporaneo: Il Giallo Psicologico e il Noir
Negli anni ’80 e ’90, il giallo giapponese subisce una trasformazione significativa. Autori come Higashino Keigo, Miyabe Miyuki, Natsuo Kirino portano il genere verso un terreno più psicologico e oscuro. Higashino Keigo, in particolare, con il suo famoso romanzo Yōgisha X no Kenshin 容疑者Xの献身 Il Sospettato X, esamina l’intricata relazione tra il crimine e l’etica, offrendo trame complicate e soluzioni sorprendenti. Il suo approccio razionale e il suo stile narrativo innovativo hanno portato una ventata di freschezza nel panorama del giallo giapponese, rendendo le sue opere famose anche al di fuori del Giappone.
D’altra parte, Natsuo Kirino, con il suo アウト Out, tradotto in Italia con il titolo Le quattro casalinghe di Tokyo, un thriller psicologico che esplora la violenza e la disgregazione sociale, rappresenta la faccia più oscura del noir giapponese contemporaneo. Le sue opere non si limitano a raccontare crimini, ma pongono interrogativi profondi sull’alienazione, la frustrazione e la condizione femminile nella società giapponese.
Oggi, il giallo giapponese continua a evolversi, mescolandosi con elementi di thriller psicologici, storie di detective hard-boiled e perfino fiction speculativa. Autori come Nonami Asa e Tetsuya Honda (con le sue storie poliziesche ad alta tensione) dimostrano come il genere possa rinnovarsi mantenendo un saldo legame con le radici culturali giapponesi.

Il sussurro del diavolo
Il sussurro del diavolo di Miyabe Miyuki – Dopo la morte della madre Keiko, il sedicenne Mamoru va a vivere a Tōkyō a casa degli zii. Quando finalmente inizia ad ambientarsi, però, lo zio investe una ragazza con il suo taxi e viene accusato di omicidio stradale. Qualcosa, però, a Mamoru non torna e decide di fare luce da solo sulla verità. Scopre così che la vittima, Sugano Yōko, nasconde ha un segreto insospettabile e, in realtà, è una delle vittime di una serie di omicidi mascherati da suicidi. Yōko infatti era coinvolta in una crudele truffa con altre tre giovani donne. Anche due delle quattro sono morte di recente in incidenti altrettanto violenti. Quando fa la sua comparsa un testimone inaspettato, un potente uomo d’affari, diversi giorni dopo l’incidente, la situazione diventa ancora più complicata. Chi è davvero quest’uomo e perché sembra così disperato nel suo desiderio di aiutare Mamoru? La testimonianza dell’uomo non fa altro che aggiungere bugie e inganni più confusi a un caso già sconcertante. Chi è l’assassino e come uccide le sue vittime? Nel frattempo, Mamoru corre per salvare l’ultima delle quattro donne prese di mira dal vero assassino.

Il sospettato X
Il sospettato X di Higashino Keigo – Dopo il divorzio da un uomo violento, Yasuko cresce da sola la figlia Misato e cerca di rifarsi una vita indipendente, tenendo lontani gli errori del passato. Quando l’ex marito si presenta alla sua porta per estorcerle del denaro, minacciando sia lei che la figlia, Yasuko perde il controllo e lo uccide strangolandolo con un cavo. Il vicino di casa, il signor Ishigami, un meticoloso professore di matematica di mezz’età, ha sentito tutto e, invece di denunciare l’accaduto, si offre di aiutare Yasuko, a patto che lei e la figlia seguano alla lettera i suoi ordini. L’insospettabile matematico ha un piano degno della sua professione in cui niente è lasciato al caso: si occupa del cadavere e costruisce per le due donne un alibi inappuntabile. Ma l’investigatore Kusanagi, a cui viene affidato il caso, capisce immediatamente di aver bisogno d’aiuto e si rivolge all’infallibile dottor Yukawa, alias Galileo, un fisico che collabora con la polizia. Lo scienziato intuisce che il delitto nasconde qualcosa di molto anomalo e che qualcuno sta cercando ingegnosamente di depistare le indagini.

Le quattro casalinghe di Tokyo
Le quattro casalinghe di Tokyo di Natsuo Kirino – La pazienza di Yaoyoi, della dolce e graziosa Yaoyoi, si è rotta oggi improvvisamente come un filo. Nell’ingresso di casa, davanti alla faccia insopportabilmente insolente di Kenji, il marito che ha dilapidato tutti i suoi risparmi, Yaoyoi si è tolta la cinghia dei pantaloni e l’ha stretta intorno al collo del disgraziato. Kenji ha tentato di afferrare la cintura, ma non ne ha avuto il tempo. La cinghia gli è penetrata subito nella carne. È stato buffo vedere come il collo di Kenji si sia piegato all’indietro e le mani abbiano cominciato ad annaspare disperatamente nell’aria. Sì, buffo, veramente buffo, poiché un uomo così, un infelice che beve e gioca, non si cura dei figli, è attratto da donne impossibili e picchia la moglie, non meritava certo di vivere! Le gambe abbandonate storte sul pavimento di cemento dell’ingresso, accasciato sulla soglia, la testa tutta girata, Kenji, a un certo punto, non si è mosso più. Yaoyoi gli ha messo allora una mano sul collo per sentire le pulsazioni. Niente. Sul davanti dei pantaloni ha visto una macchia bagnata. E ha riso, stupefatta della forza furiosa, della crudeltà di cui era stata capace. Ha riso anche quando Masako e Yoshie, le fedeli amiche, l’hanno aiutata trasportando il cadavere a casa di Masako, tagliandolo a pezzetti e gettando poi i resti in vari bidoni d’immondizia.

Body
Body di Nonami Asa – Dall’ombelico al mento, cinque punti del corpo sono al centro di altrettanti racconti che, tra il comico e il tragico, mettono in evidenza il legame che esiste tra materiale e immateriale, tra la carne e lo spirito, tra l’apparenza e ciò che essa comunica a chi ci sta intorno. Da un ombelico che non è “alla moda” si giunge a interrogarsi su come la chirurgia estetica possa modificare non soltanto l’aspetto esteriore; mentre un sedere passa rapidamente da obiettivo di una bulla che mira a prenderlo a calci al suo personale punto debole, da annientare anche nella sua primaria funzione. Un principio di calvizie infrange sogni di stabilità coniugale e una goccia di sangue vermiglio si rivela più eccitante di un ginocchio tornito. Un mento, punto debole per eccellenza se colpito con un pugno ben assestato, diventa un triangolo che squarcia il velo tra realtà e sogno, tra coscienza e incoscienza.

Omicidio a Mizumoto Park
Omicidio a Mizumoto Park di Tetsuya Honda – Quando nei pressi del laghetto artificiale di Mizumoto Park, in un tranquillo sobborgo di Tokyo, viene ritrovato un cadavere, Reiko Himekawa è ben felice di ricevere la telefonata che – in quanto detective della polizia metropolitana di Tokyo, sezione Omicidi – la convoca immediatamente sul posto. L’alternativa sarebbe stata passare un’altra serata con genitori e zia, a sentirsi dire che a ventinove anni è ora di smetterla di giocare a guardie e ladri e cercarsi un marito. Arrivata a Mizumoto Park, che già pullula di suoi colleghi, Reiko si trova davanti una strana scena del crimine: un corpo avvolto in un sacco di plastica blu è stato lasciato sul ciglio della strada, tra i cespugli, in piena vista, quasi come se l’assassino volesse a tutti i costi che qualcuno lo trovasse… Più tardi, si scoprirà che anche le molte ferite inferte alla vittima presentano delle stranissime caratteristiche; e quando, proprio nel laghetto del parco, un secondo corpo viene ritrovato nello stesso tipo di sacco, per Reiko è chiaro che la caccia al più enigmatico serial killer di Tokyo è appena cominciata… Da un autore di culto in Giappone, finalmente in Italia il primo volume di una serie poliziesca che diventerà la vostra nuova ossessione.
I vincitori del premio Akutagawa del periodo Heisei
Si tratta del premio letterario più prestigioso del Giappone creato da Kan Kikuchi, direttore della rivista Bungei Shunjū, in memoria dello scrittore Ryūnosuke Akutagawa. Dal 1935 viene assegnato due volte l’anno, in gennaio e in luglio all’opera migliore di un autore esordiente pubblicata su quotidiano o periodico.
Nel 1992 vince Yōko Tawada con Inumuko iri (犬婿入り), romanzo mai pubblicato in Italia. Disponibile in italiano invece il romanzo postapocalittico Gli ultimi bambini di Tokyo.

Gli ultimi bambini di Tokyo
Gli ultimi bambini di Tokyo di Yōko Tawada – Il Giappone ha chiuso i propri confini separandosi dal mondo, dopo aver subito un enorme disastro nucleare che ha compromesso irrimediabilmente la salubrità del suolo e dei mari che lo circondano. Isolati in questa realtà postatomica senza contatti con l’esterno, i bambini nascono con corpi deboli e deformi mentre gli anziani sembrano destinati a non dover subire alcun logoramento fisico o malattia. Mumei è uno scolaro fisicamente fragile, ma dotato di uno spirito acuto, spensierato e resiliente; come tutti i bambini nati dopo il disastro ha i capelli già grigi, ma è incredibilmente compassionevole e saggio, libero da autocommiserazione o pessimismo. Vive con suo nonno Yoshiro che si prende cura di lui con costante dedizione. La generazione di Yoshiro è responsabile degli errori che hanno portato il paese alla catastrofe, ma i bambini sono gli “emissari” che traghetteranno il Giappone verso “la bellezza del tempo che deve ancora venire”.
Nel 1995 Matayoshi Eiki vince con Buta no mukui 豚の報い la retribuzione del maiale; il racconto è disponibile in italiano sotto il titolo “La punizione del maiale”

La punizione del maiale
La punizione del maiale di Matayoshi Eiki – Questo libro offre al lettore occidentale un Giappone insolito: quello di Okinawa, agli estremi confini meridionali. Nel primo racconto lungo (La punizione del maiale), un ragazzo al primo anno di università e tre bariste partono per un’isoletta dell’arcipelago in cerca di un utaki, bosco sacro della religione locale, per liberarsi dalla maledizione scatenata su di loro dall’irruzione di un maiale nel bar. Il viaggio innescherà una serie di disastri, tra le pantagrueliche mangiate delle tre donne, e i tentativi del ragazzo di fare i conti con il proprio passato. Ancora Okinawa fa da sfondo al secondo racconto (Di spalle all’oleandro) che si svolge nella base militare americana di Kadena. Qui s’incontrano un militare americano – sassofonista jazz, in attesa di partire per il fronte vietnamita – e una ragazza okinawese mezzosangue. La prosa realistica con cui l’autore descrive l’occupazione americana e la complessa relazione tra i due protagonisti creano un’atmosfera diversa dal racconto precedente. Lo spettro della guerra in Vietnam si intreccia con le paure e le incertezze dei personaggi.
Nel 1996 vince Hiromi Kawakami con il suo romanzo d’esordio Hebi wo fumu. Hiromi Kawakami ha pubblicato diverse opere in Italia tra i quali la cartella del professore, le donne del signor Nakano e la voce dell’acqua.

La cartella del professore
La cartella del professore di Kawakami Hiromi – Tsukiko ha poco meno di quarant’anni. Vive sola, e dopo il lavoro frequenta uno dei tanti piccoli locali di To-kyo- dove con una modica spesa si possono mangiare ottimi manicaretti e bere qualche bicchiere di birra o di sake. È un’abitudine molto diffusa fra gli uomini della metropoli, meno fra le donne. In una di queste occasioni incontra il suo insegnante di giapponese, che riconosce, malgrado i tempi del liceo siano ormai lontani, quando lo sente ordinare le stesse pietanze. Tsukiko e il prof, come lei lo chiama, iniziano a parlare e trovano subito un’intesa nella loro passione per il cibo. Fagioli fermentati con tonno, frittelle di radici di loto, scalogni sotto sale e altre leccornie della delicata cucina giapponese accompagnano gli incontri mai programmati, ma non per questo meno frequenti, di due persone così diverse eppure simili nella quieta accettazione della propria solitudine, e ogni incontro rappresenta un impercettibile avvicinamento, serve a chiarire dubbi e fraintendimenti. Ma la donna fatica a trovare una sua dimensione adulta, e il professore – che è vedovo e ha settanta anni – non riesce a uscire dal suo passato di marito e insegnante. Arriva la stagione dei funghi, le ferie di Capodanno passano senza allegria, poi fioriscono i ciliegi, si organizza una gita che delude le aspettative e termina, come tante serate, nel torpore dell’alcol… Trascorrono così due anni. E dopo infiniti appuntamenti, giunge il momento in cui il prof, nella sua lingua un po’ vecchiotta, con i suoi modi di fare non proprio disinvolti, vince il pudore e chiede a Tsukiko se accetterebbe di frequentarlo «con la prospettiva di stringere una relazione amorosa». La storia di un amore insolito, e la scoperta di una scrittrice capace di cogliere, senza mai cadere nel sentimentalismo, la dolcezza della vita

Le donne del signor Nakano
Le donne del signor Nakano di Kawakami Hiromi – La bottega del signor Nakano è un po’ speciale. Innanzitutto, come tiene a specificare il proprietario, «non è un negozio di antiquariato ma di roba vecchia»: soprammobili fuorimoda, ciotole usate, manifesti di epoche dimenticate, malinconici reperti di vite sconosciute che potete comprare per pochi spiccioli, oggetti particolari e scompagnati come, in fondo, sono gli uomini e le donne che girano intorno al negozio. A cominciare dal signor Nakano: eccolo lí, dietro la cassa, magrissimo, un berretto di lana calato sulla fronte e una certa qual debolezza per il fascino femminile. A dargli una mano ci sono due ragazzi, Takeo, tanto laconico da apparire misterioso, e Hitomi, una ragazza allegra e inquieta. I due giovani si studiano, s’innamorano, nasce un legame toccante e maldestro che sembra destinato a inciampare su ogni incomprensione. Ma anche Nakano e la sua romantica sorella Masayo devono affrontare le impreviste complicazioni che nascono dal desiderio. Sarà proprio Hitomi, e il suo sguardo curioso e sensibile, ad accompagnare il lettore attraverso la girandola di incontri e personaggi che ruotano intorno alla piccola, vivace bottega del signor Nakano. Sono vicende comuni quelle che ci racconta Kawakami Hiromi, con una delicatezza che nulla toglie alla profondità dei sentimenti, all’intensità di relazioni umane che iniziano quasi per caso e si sciupano senza che sia colpa di nessuno. Una scrittura soave e luminosa, pervasa da un sottile rimpianto per quello che poteva essere e invece non è stato, e al tempo stesso da un confortante calore umano. Perché tutti, almeno una volta, ci siamo detti: «Che cosa complicata è l’amore!»

La voce dell’acqua
La voce dell’acqua di Hiromi Kawakami – Una sorella e un fratello decidono di trasferirsi nella casa della loro infanzia a Tokyo, nel quartiere di Suginami. Per lunghi anni sono stati separati da una distanza incolmabile ma ora, adulti e soli, Miyako e Ryo cercano insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano: il ticchettio ostinato degli orologi amati dal padre, le piante di Mami nel piccolo giardino, le colazioni della domenica, i giochi nei caldi pomeriggi d’estate. E qui, nelle stanze affollate dai fantasmi della felicità passata, i desideri più segreti e proibiti premono per tornare alla luce. «Sentite, voi due, non bisogna avere rimpianti», diceva Mami ai due figli, Miyako e Ryo quando, già molto malata, si preparava agli ultimi istanti con la serena leggerezza di sempre. Era una persona speciale, Mami, una donna coraggiosa che amava sfidare le convenzioni sociali. Miyako e Ryo sono cresciuti con lei e l’uomo che considerano il loro padre nel quartiere di Suginami. Proprio qui, nella casa della loro infanzia, i due fratelli decidono di tornare ad abitare a dieci anni dalla morte di Mami. È il 1996, e su Tokyo incombono ancora le immagini tragiche del recente attentato alla metropolitana. A lungo Miyako e Ryo sono stati separati da una distanza incolmabile, ma ora, adulti, ognuno con la propria vita e la propria solitudine, si ritrovano a cercare insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano, nelle stanze in cui riecheggiano le voci del passato. I giochi con Nahoko, la bambina con cui formavano un gruppo indivisibile, il tragitto di ritorno da scuola, un bacio rubato, i pomeriggi d’estate, le vecchie storie che Mami diceva di odiare ma inevitabilmente raccontava, un paio di sandali regalati da Takeji, un dipendente del negozio dei nonni e amico di famiglia – e forse anche qualcosa di più –, parole luminose e misteriosi non detti, gioia e amarezza, resistenza e abbandono. Miyako ripercorre la strada della memoria all’interno di un universo domestico fatto di un intreccio di dettagli, ombre, sensazioni, muovendosi con cautela sui fili invisibili che hanno tenuto unita la sua famiglia. Perché cadere significherebbe finire nell’abisso di un’attrazione proibita, di un segreto indicibile. Dalla ferita della Seconda guerra mondiale, ai dolorosi anni del dopoguerra prima della rinascita, attraversando più di mezzo secolo della grande Storia del Giappone fino al post-Fukushima, Kawakami Hiromi traccia il ritratto intimo di una famiglia con le sue debolezze e contraddizioni, ma capace di una tenace volontà di vivere anche – e forse a maggior ragione – dopo la catastrofe.
Nel 1998 vince Keiichirō Hirano con Nisshoku 日食, purtroppo ancora inedito in Italia. Disponibili in italiano il suo Racconto di una luna e Dopo lo spettacolo.

Racconto di una luna
Racconto di una luna di Keiichirō Hirano – Alle soglie del ventesimo secolo, mentre il Giappone, finalmente aperto all’incontro con l’Occidente, sta affrontando le sfide della modernizzazione, un giovane poeta si perde, per una serie di misteriose coincidenze, nei boschi rigogliosi delle montagne di Kumano, magica culla delle più antiche tradizioni nipponiche. Lanciatosi all’inseguimento di una farfalla, o di un sogno, Masaki sembra risucchiato in un mondo primordiale, in cui il confine tra immaginazione e realtà si fa via via più vago. Com’è giunto fin lì? Chi è la misteriosa donna che sembra attirarlo a sé? Cosa, di ciò che ha visto e vissuto, è realmente accaduto? Scritto in una lingua ricercata e suggestiva, Racconto di una luna è un romanzo onirico e ricco di poesia che trasporta il lettore in un Giappone lontano e incantato.

Dopo lo spettacolo
Dopo lo spettacolo di Keiichirō Hirano – Può il futuro cambiare il passato? Il chitarrista Makino Satoshi e la giornalista Komine Yōko scoprono una rara intesa, che va ben oltre l’attrazione reciproca. Ma la vita dei due quarantenni è già piena di persone, di eventi, di sentimenti e di paure che rischiano di vanificare il miracolo di quell’incontro. E intanto il mondo si muove intorno a loro, con le sue crisi politiche ed economiche, con le sue guerre e i suoi disastri naturali. Cosa significa affrontare da soli le difficoltà della vita e le proprie insicurezze, pur sapendo che esiste, altrove, qualcuno la cui sola presenza ci rende la persona che vorremmo essere? Con il raffinato talento narrativo per cui è tanto apprezzato in Giappone, Hirano ci parla di sentimenti, della percezione di sé, dell’importanza del presente e del modo in cui viviamo le nostre relazioni e ci rapportiamo al mondo che ci circonda.
Nel 2003 vincono parimerito: Risa Wataya con il romanzo breve Keritai senaka 蹴りたぃ背中 Solo con gli occhi e Hitomi Kanehara con il romanzo d’esordio Hebi ni piasu 蛇にピアス Serpenti e piercing entrambi fuori catalogo in Italia.
Di Risa Wataya è disponibile in italiano anche il romanzo Poverina!

Solo con gli occhi
Solo con gli occhi di Risa Wataya – È il primo anno di liceo. In classe si formano nuove amicizie, le prime complicità e le prime brucianti esclusioni. Hatsu, seduttiva e ribelle, osserva il suo compagno Ninagawa, il quale, non visto, sfoglia compulsivamente una rivista con le foto di una modella di cui è segretamente, ossessivamente innamorato. Gli sguardi alimentano il desiderio e i due ragazzi si scoprono presi in una storia che nasce come un’allegra schermaglia amorosa e si trasforma in un sentimento assoluto che finisce per escludere tutti gli altri. Con una scrittura ariosa e precisa, e un tocco di insolente ironia, la Wataya costruisce in modo magistrale un’educazione sentimentale tra due adolescenti persi nella loro ricerca di felicità.

Poverina!
Poverina! di Risa Wataya – Due racconti, due storie al femminile in cui le ottime intenzioni delle protagoniste sono messe a dura prova dal corso degli eventi. In “Poverina!” spicca l’esuberante intraprendenza di Julie, una commessa di un centro commerciale che inizia a domandarsi se sia lecito accanirsi contro Akiyo, la scaltra ex del suo ragazzo, costretta a vivere da lui per improbabili cause di forza maggiore. Julie sceglie un compromesso, cercando di capire che Akiyo sarà anche per strada e senza lavoro, ma è pur sempre l’ex del suo ragazzo. Ma l’amore è fiducia, eh, e poi, poverina. Julie riuscirà a eliminare i suoi dubbi? Beh, ovviamente, no. E alla fine scoppiano il panico e una feroce lotta psicologica. “Ami sì che è bella” racconta invece la rivalità fra due amiche, Sakaki e Ami. Carina e cinica la prima, bellissima e innocente la seconda.

Serpenti e piercing
Serpenti e piercing di Hitomi Kanehara – Romanzo d’esordio della appena ventenne Kanehara, Serpenti e piercing ha creato un terremoto nel panorama letterario del Sol Levante, ricevendo unanime plauso della critica e del pubblico. Trasformarsi in serpenti è possibile? Niente di più facile, basta inserirsi un piercing nella lingua, sostituirlo di volta in volta con uno di dimensioni sempre maggiori e, quando sulla punta non sarà rimasto che un filino di carne, intervenire con un taglio chirurgico (o casalingo) e il gioco è bell’e fatto. Una lingua biforcuta con le due estremità perfettamente mobili e indipendenti da sbattere in faccia al mondo che ci circonda. Rui è una ragazza di diciannove anni che una sera, in un locale, incontra Ama, ragazzo punk tatuato e pieno di piercing. Affascinata dalla lingua biforcuta di Ama, si fa accompagnare da lui nel negozio di Shiba, dove senza esitazioni si fa inserire un piercing nella lingua con l’obiettivo di dividerla poco a poco. Come a voler fuggire da qualcosa, Rui, che intanto ha iniziato a convivere con Ama, si addentra sempre di più in quel mondo sotterraneo e stringe di nascosto una violenta relazione sessuale anche con Shiba sviluppando un irrefrenabile desiderio masochista di essere uccisa da lui. In una società che si ritrae dal versare il proprio sangue e che distoglie l’occhio dal dolore altrui, l’opera di Kanehara ha una funzione che trascende il puro valore letterario.
Nel 2004 vince Kazushige Abe con Gurando finaare グランド・フィナーレ, inedito in Italia. In Italia è stato pubblicato invece Nipponia Nippon.

Nipponia Nippon
Nipponia Nippon di Kazushige Abe – Il diciassettenne protagonista Haruo vive in una cittadina di provincia nel nord del Giappone. È un adolescente solitario e problematico, trascorre buona parte del suo tempo segregato nella sua stanza, davanti allo schermo del pc. All’epoca in cui frequentava la scuola media si era innamorato della compagna di banco, Sakura, e per questo era stato preso di mira da alcuni coetanei, i quali gli avevano sottratto un diario segreto (nel quale annotava la sua passione per Sakura) e lo avevano letto ad alta voce davanti alla classe. Questo episodio aveva scatenato l’odio della stessa Sakura nei confronti di Haruo, che aveva cominciato a pedinare la ragazza fino a ossessionarla e a spingerla al suicidio. Col passare degli anni, la famiglia della ragazza entra in conflitto con quella di Haruo e si ritiene soddisfatta solo quando quest’ultimo viene costretto a ritirarsi da scuola e a trasferirsi a Tokyo. Così Haruo, sempre più isolato nella capitale giapponese, elabora un piano segreto: fare irruzione nell’oasi protetta di Sadogashima e sterminare gli ultimi esemplari di Nipponici Nippon, raro ibis crestato considerato tra i simboli del Paese. Il passaggio all’azione scatena una serie di conseguenze imprevedibili.
Nel 2005 Fuminori Nakamura vince per il il romanzo Tsuchi no naka no kodomo, inedito in Italia. Nel 2010 vince il prestigioso Ōe Kenzaburō Prize per Tokyo noir, unico libro tradotto in italiano.

Tokyo noir
Tokyo noir di Fuminori Nakamura – Nishimura è un ladro. Passa le giornate camminando solitario per le strade di Tokyo senza che nessuno si accorga della sua presenza. Con la grazia di un ballerino compie la sua danza tra i corpi dei passanti. Una danza durante la quale la sua mano leggera sfila dalle tasche delle prede portafogli e preziosi. Le sceglie con cura, le sue vittime. Ha imparato a distinguere con un’occhiata i più ricchi tra la folla, quelli che possono permettersi di essere derubati. Vive solo, senza famiglia, con poche parole, lasciandosi trasportare dalla corrente dei giorni, distante da tutto, come se attraversasse le atmosfere ovattate di un sogno. Ma due incontri stanno per cambiare la sua vita. Il primo è con un ragazzino che scopre a rubare maldestramente del cibo in un supermarket. Lo specchio di un tempo lontano della sua vita. Un incontro che gli farà riscoprire la possibilità di avere un legame, segnando la nascita di un’amicizia strana e profonda tra il miglior borseggiatore di Tokyo e un bambino troppo solo. Il secondo incontro è quello con Kizaki, uno dei più grandi criminali giapponesi, il quale lo coinvolgerà in una serie di rapine, che sveleranno a poco a poco un disegno crudele e geniale, assolutamente imprevisto e imprevedibile.
Nel 2006 vince Hitori Biyori ひとり日和 Un bel giorno per rimanere da sola di Nanae Aoyama

Un bel giorno per rimanere da sola
Un bel giorno per rimanere da sola di Nanae Aoyama – Chizu ha vent’anni e si è appena trasferita a Tokyo per decidere che cosa fare della sua vita. Non ha molta voglia di continuare a studiare e trascorre le sue giornate tra lavoretti precari e un fiacco rapporto con un coetaneo molto più interessato ai videogiochi che a lei. A Tokyo è ospite di un’anziana amica di famiglia, Ginko, sulla quale Chizu rovescia la sua rabbia. Tanto Chizu è cinica e sprezzante, quanto Ginko è ottimista e fiduciosa. Ma un anno di (difficile) convivenza farà cambiare molte cose, e mentre i rapporti sentimentali di Chizu falliranno, Ginko si aprirà a un amore che, seppur tardivo, si rivelerà solido e felice. E Chizu imparerà a vivere proprio dalla donna che tanto disprezzava…
Nel 2007 vince Chichi to Ran 乳と卵, Seni e uova di Mieko Kawakami. Altri romanzi molto popolari di Mieko Kawatami pubblicayti in italiano sono i romanzi Heaven e Gli amanti della notte.

Seni e uova
Seni e uova di Mieko Kawakami – “Seni e uova” dipinge un ritratto unico della femminilità nel Giappone contemporaneo. Mieko Kawakami racconta i viaggi intimi di tre donne mentre affrontano costumi oppressivi e incertezze sulla strada da intraprendere per scegliere liberamente il proprio futuro e realizzare il proprio benessere interiore. Le tre protagoniste hanno un legame familiare: la protagonista trentenne Natsu, sua sorella maggiore Makiko, e la figlia di Makiko, Midoriko. Nel libro primo Makiko va a Tokyo alla ricerca di una clinica in cui possa mettere delle protesi al seno a prezzi accessibili. È accompagnata da Midoriko, che non parla con la madre da sei mesi, incapace di accettare i cambiamenti del suo corpo di adolescente e sconvolta dal desiderio della madre di modificare il proprio seno volontariamente. Il suo silenzio si rivela fondamentale per permettere alle due donne di affrontare paure e frustrazioni. Nel libro secondo, ambientato dieci anni dopo, in un’altra calda giornata estiva, Natsu, diventata ormai una scrittrice affermata, ritorna nella sua Osaka. È ossessionata dall’idea di invecchiare da sola e inizia il percorso per diventare madre, in una clinica specializzata, scontrandosi con i pregiudizi della società giapponese e i problemi legali e fisici legati alla fecondazione assistita.

Heaven
Heaven di Mieko Kawakami – “Heaven” indaga l’esperienza e il significato della violenza e il conforto dell’amicizia. Bullizzato per il suo strabismo, il protagonista del romanzo soffre in silenzio. La sua unica tregua è l’amicizia con una ragazza, Kojima, anche lei continuamente vittima dei dispetti delle coetanee per via della trasandatezza con cui si presenta a scuola. Kojima invita il ragazzino protagonista a un fitto scambio epistolare innocente e pieno di sogni, dove non c’è posto per l’angoscia del bullismo. Le lettere si susseguono a gran ritmo, riempiendo fino all’estremo la custodia del dizionario dove il ragazzino le nasconde, nonché diventando l’unico motivo di gioia delle giornate dei due ragazzi, che a scuola tendono a eclissarsi, anche agli occhi l’uno dell’altra. Ci sono molti segreti, cose che secondo la piccola e intelligente Kojima, non potranno mai essere comprese dai compagni di classe, i quali non sanno fare altro che sfogare le loro debolezze su di lei e sul suo amico. Ma qual è la vera natura della loro amicizia se è il terrore ad alimentare il loro legame?

Gli amanti della notte
Gli amanti della notte di Mieko Kawakami – A Irie Fuyuko l’amicizia non viene naturale. A circa trent’anni di età, lavora come redattrice e vive sola. Le interazioni più frequenti che ha sono con la sua referente, Hijiri, una donna dall’indole molto diversa e le cui motivazioni sono spesso poco chiare. Un giorno Fuyuko si vede riflessa nel vetro di una finestra – la donna che ricambia il suo sguardo è pallida e misera. Decide così di imparare a non essere più quella che è di solito ma, non appena inizia a provarci, eventi del passato cominciano a riaffiorare, e il suo isolamento appare sempre più irreversibile e completo. Gli amanti della notte è una porta spalancata sul peculiare mondo di Mieko Kawakami, autrice di best seller acclamata a livello internazionale. Arguto, spesso divertente ed estremamente coinvolgente, Gli amanti della notte scava nella complessità dei rapporti umani raccontando la storia di una donna che non ne ha nessuno. È un libro sul mondo del lavoro, sulle sue vicissitudini e le sue gioie, e sui modi in cui il passato insiste nel dare forma al futuro. Irie Fuyuko è una protagonista indimenticabile, la cui difficile condizione apparirà familiare a molti. Una storia che spezzerà il cuore dei lettori, ma ricorderà loro anche che a volte vale la pena di soffrire.
Nel 2008 vinceToki ga Nijimu Asa 時が滲む朝 Un mattino oltre il tempo che fa di Yang Yi la prima scrittrice di nazionalità cinese che ha imparato il giapponese da adulta a vincere il riconoscimento.

Un mattino oltre il tempo
Un mattino oltre il tempo di Yang Yi – 1988. Liang Haoyuan e Xie Zhiqiang sono due diciottenni cinesi che vivono in un’area rurale della Cina. L’uno introverso e sognatore, l’altro deciso e pragmatico, sono uniti da una sincera amicizia e dall’amore per la poesia e la libertà: li attende tuttavia una vita senza sorprese, simile a quella dei loro padri. Quando tuttavia, contro ogni aspettativa, i due ragazzi riescono a essere ammessi in un’importante università, ha inizio per loro una nuova vita: il campus, i nuovi compagni, le appassionanti lezioni di poesia del giovane professor Kan. Giungono intanto le prime notizie dei cortei e dei sit-in a Pechino: partecipare, schierarsi, diviene per entrambi una necessità. Il viaggio verso la capitale diventa così un vero e proprio rito di passaggio; piazza Tian’an men è già piena di studenti e di lavoratori che scandiscono slogan, discutono, stabiliscono nuove alleanze. Ogni cosa appare magnifica e irreale mentre dilaga, ingenuamente, l’illusione di una rivoluzione pacifica. Poi, il massacro. È la fine di un sogno, concepito prima ancora di aver compreso fino in fondo il reale disegno di quanto si sarebbe voluto sovvertire; e l’inizio di una vita di esilio, di assenza da sé e dagli altri, oltre che di un non sopito desiderio di riscossa. “Un mattino oltre il tempo narra di una profonda, inossidabile amicizia tra due adolescenti troppo presto diventati adulti. Ma è anche la cronaca, vivida e chiara, di una delle pagine più tragiche della storia di una grande nazione.
Nel 2008 vince il romanzo Potosuraimu no fune ポトスライムの舟 di Kikuko Tsumura, conosciuta in Italia per il suo Un lavoro perfetto.

Un lavoro perfetto
Un lavoro perfetto di Kikuko Tsumura – Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l’offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l’attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all’altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c’è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l’energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l’umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.
Nel 2012 vince Meido meguri 冥土めぐり Viaggio nella terra dei morti di Maki Kashimada.

Viaggio nella terra dei morti
Viaggio nella terra dei morti di Maki Kashimada – Taichi è stato costretto a smettere di lavorare dieci anni fa e da allora lui e sua moglie Natsuko sopravvivono grazie allo stipendio part-time di quest’ultima. Natsuko, tuttavia, è una donna abituata alla sofferenza. Il fratello e la madre hanno dilapidato il patrimonio di famiglia approfittandosi di lei per anni, incapaci di accettare la loro nuova condizione sociale. Un giorno Natsuko legge l’annuncio di una spa e riconosce quello che un tempo era stato l’hotel di lusso dove il nonno aveva portato sua mamma da piccola. Nonostante i costi, decide di andarci con il marito infermo, ma il soggiorno innesca una serie di ricordi legati alla difficile storia della sua famiglia, pensieri dolorosi che rievocano alcuni fantasmi del passato ma che si rivelano infine liberatori e le permettono di riconciliarsi con Taichi. Ispirato al classico di Jun’ichiro Tanizaki “Neve sottile”, “Novantanove baci” è il secondo racconto del libro che ritrae con uno stile toccante e poetico la vita di quattro sorelle che abitano nello shitamachi di Tokyo. La storia, narrata da Nanako, la minore delle sorelle, è intrisa di una delicata carica erotica e presenta una vivida descrizione delle persone che abitano nel loro quartiere: pure, nobili d’animo e orgogliose.
Nel 2013 vince Hiroko Oyamada con il romanzo Ana 穴 conosciuto in Italia come La buca.

La buca
La buca di Hiroko Oyamada – Il frastuono delle cicale copre ogni altro rumore quando Asa si avventura lungo la sponda del fiume che costeggia la casa di Tomiko, sua suocera. In lontananza, si odono le grida allegre di un bambino, qua e là vecchie riviste e lattine vuote si confondono nel verde cupo della vegetazione. Asa si è svegliata poco prima delle sei, ha preparato la colazione e il bentō, il cestino del pranzo, per Muneaki, suo marito, lo ha salutato, è andata a fare la spesa, si è dedicata alle pulizie e nel pomeriggio è uscita per sbrigare una commissione per conto di Tomiko. Dal giorno in cui suo marito è stato spedito per lavoro in quella sperduta area di provincia di cui è originario, e lei lo ha seguito rinunciando alla sua misera retribuzione di lavoratrice a contratto, questa è la sua nuova vita. L’aria è greve e soffocante e l’acqua scura del fiume brilla davanti ai suoi occhi. Asa solleva lo sguardo e, a qualche metro di distanza, scorge un animale nero. Il dorso è grosso e massiccio, le zampe pelose e robuste, la coda lunga un po’ ricurva, il corpo interamente ricoperto da una folta e ispida pelliccia. Un cane? Una donnola? Un cinghiale? In realtà, sembra una creatura non appartenente ad alcuna specie conosciuta. Una creatura, inoltre, abituata alla presenza umana, dato che procede tranquillamente senza curarsi di essere seguita. Quando la sua coda nera si infila sinuosa in un cespuglio, Asa affretta il passo per scoprire con sgomento che sotto i suoi piedi non c’è piú nulla. Un balzo, e si ritrova caduta in una buca profonda, dritta e in piedi, senza perdere l’equilibrio… Cosí, in un paesaggio pieno di personaggi eccentrici e creature non identificabili, ha inizio la prima di una serie di esperienze stranianti per Asa, giovane donna giapponese del nuovo millennio, alla ricerca del suo ruolo nel mondo. Romanzo vincitore del Premio Akutagawa, il piú importante premio letterario giapponese ottenuto in passato da Mieko Kawakami e Kenzaburō Ōe, La buca fa parte a pieno titolo della «nuova epoca d’oro della letteratura giapponese» in cui, secondo il Japan Times, «la letteratura si è fatta piú delicata, piú diretta, non piú appannaggio dell’élite che ha frequentato l’Università di Tokyo. Abbraccia piú donne, minoranze e voci meno privilegiate. Genera opere di valore sociale e di profonda rivisitazione della vita moderna». «Ci vuole una scrittrice di grande talento per plasmare il banale quotidiano in arte, per costruire un mondo intero intorno a una metafora. Oyamada ha il perfetto controllo del suo dono». The Japan Times «Una piacevole vertigine. Oggetti che spuntano all’improvviso tra le mani dei personaggi. Volti che appaiono ora vividi ora grotteschi. Niente è stabilito: tutto in questo libro potrebbe essere un’allucinazione». The New York Times Book Review «Sottili dinamiche familiari e un immaginario eccentrico portano questa storia di irrequietezza e inquietudine verso vette memorabili». Kirkus Reviews «Inquietante, ma al tempo stesso pieno di significato e bellezza». The New Republic
Nel 2014 vince Haru No Niwa 春の庭 Giardino di Primavera di Tomoka Shibasaki

Giardino di Primavera
Giardino di Primavera di Tomoka Shibasaki – Taro è uno dei pochi inquilini rimasti nel View Palace Saeki III, un anonimo condominio prossimo alla demolizione nel quartiere di Setagaya, a Tokyo. Taro è divorziato e vive da solo, un’esistenza monotona e apatica divisa tra il suo piccolo appartamento e l’azienda pubblicitaria in cui lavora. La sua quotidianità ripetitiva viene interrotta quando fa la conoscenza di Nishi, la fumettista freelancer che vive al piano di sopra e che lo coinvolgerà nei suoi singolari interessi. La giovane, infatti, è ossessionata dalla “casa azzurra”, la bellissima villa a due piani con un giardino rigoglioso che sorge proprio accanto al loro condominio: quasi una casa da sogno, che nulla ha a che fare con le palazzine fatiscenti in cui sia lei che Taro hanno sempre abitato. Entrambi si ritrovano a uscire dalla propria bolla per venire a capo del mistero che circonda la casa e, forse, cominciano a sentirsi meno soli.
Nel 2016 vince Konbini Ningen コンビニ人間, La ragazza del convenience store di Sayaka Murata, romanzo parzialmente autobiografico ispirato alla sua esperienza di commessa part-time.

La ragazza del convenience store
La ragazza del convenience store di Sayaka Murata – La trentaseienne Furukura Keiko è single e molto introversa. È sempre stata una ragazza strana, ragion per cui ha deciso di provare a conformarsi alle aspettative della società e della famiglia abbandonando gli studi per lavorare in un konbini, un piccolo convenience store giapponese aperto 24/7. È qui che è impiegata da diciotto anni, con un contratto part-time. I suoi genitori e le poche amiche d’infanzia sono preoccupati per lei e sperano che presto o tardi possa sistemarsi e mettere su famiglia. Keiko, però, sembra incapace di adeguarsi alla norma, si è sempre comportata “in modo diverso”, per usare un eufemismo. Ed è con questo spirito anticonformista che paradossalmente affronta ogni cosa nell’universo circoscritto del konbini, al quale si consacra nella maniera più assoluta. Il suo posto nel mondo lo ha trovato proprio qui, dove tutto accade come se fosse scritto in un manuale ed è sufficiente attenersi alle regole per essere efficiente, la migliore commessa possibile. Finché non incontra Shiraha, un nuovo e strambo collega trentacinquenne in cerca di moglie, il quale è convinto che il mondo si sia fermato all’epoca preistorica… Per Keiko potrebbe trattarsi dell’occasione per lasciare il suo amato konbini e creare finalmente una famiglia, soddisfacendo le aspettative dei suoi cari? O il mondo del konbini, con le sue precisissime regole e il suo singolare valore simbolico, avrà la meglio?
Nel 2019 vince Murasaki no Sukato no Onna むらさきのスカートの女 La donna dalla gonna viola di Natsuko Imamura

La donna dalla gonna viola
La donna dalla gonna viola di Natsuko Imamura – Tutti i pomeriggi la donna dalla gonna viola si siede sulla stessa panchina del parco di una grande e anonima città giapponese e mangia una brioche alla crema, mentre i ragazzini che giocano lì intorno fanno a gara per attirare la sua attenzione. La donna dalla gonna viola non lo sa, ma ogni suo movimento è seguito di nascosto dalla donna dal cardigan giallo, la voce narrante, sempre attenta a controllare che cosa mangia, dove va, con chi parla. La donna dalla gonna viola è single, abita in un piccolo appartamento di periferia e svolge lavori temporanei, proprio come la donna dal cardigan giallo, a cui nessuno, però, sembra prestare attenzione. Chi sono davvero queste due donne, i cui unici tratti comuni sembrano essere la precarietà e la solitudine? Con la scusa di voler diventare sua amica, la donna dal cardigan giallo riesce a far assumere la donna dalla gonna viola nella sua stessa agenzia di pulizie che lavora per un hotel. E qui le loro strade si intersecano in modo drammatico e imprevedibile… Il racconto sottile e inquietante di un’ossessione, una storia che, in un crescendo di tensione, assume via via i toni del thriller, in una spirale di desideri inespressi, solitudine, dinamiche di potere e condizione femminile, disperato desiderio di rendersi visibili, di essere considerati e amati.
Nel 2020 vince Oshi, Moyu 推し、燃ゆ Il mio idolo in fiamme di Rin Usami

Il mio idolo in fiamme
Il mio idolo in fiamme di Rin Usami – Akari, sedici anni, sta attraversando un periodo difficile. Non trae beneficio da nessun tipo di relazione con gli altri, né in famiglia né a scuola, e sembra anche avere qualche difficoltà d’apprendimento. Ma è una fan provetta: segue e cataloga ossessivamente ogni cosa che riguardi il suo idolo, Masaki. Il romanzo si apre con un diverbio tra Masaki e una fan: Masaki perde le staffe e, travolto da un’ondata di critiche da parte del pubblico, è costretto a ritirarsi. Akari è persa. Non ha idea di come riprendere in mano la sua vita. Amava parlare di Masaki come di una sorta di “colonna”: il suo intero mondo ruota attorno a lui. Il resto della sua vita è allo sfascio, ecco allora che quando la “colonna” scompare, Akari cade preda della disperazione. Prova a scoprire dove abita Masaki ma non fa che sprofondare ancora di più nella tristezza. Così comincia a rimettere in ordine la sua stanza, ridotta a luogo di solitudine e di caos. È un inizio. Per un po’ riuscirà a malapena ad alzarsi da terra, ma a poco a poco Akari saprà muovere i primi passi per costruirsi una nuova “colonna”…
Nel 2021 vince Higanbana ga Saku Shima 彼岸花が咲く島 L’isola dei gigli rossi di Li Kotomi

L’isola dei gigli rossi
L’isola dei gigli rossi di Li Kotomi – In una terra remota e bellissima chiamata Isola, su una spiaggia cosparsa di gigli rossi, la giovane Yona trova il corpo privo di sensi di una ragazza. Quando si riprende, la donna non ricorda nulla del suo passato e parla una lingua sconosciuta, ma Yona decide comunque di accoglierla in casa per aiutarla a guarire: le due imparano ben presto a comunicare e stringono un’amicizia fatta di complicità e attrazione. Umi, questo il nome che viene dato alla ragazza, resta così a vivere su questa terra ricca di antiche tradizioni e riti misteriosi, dove un gruppo di sacerdotesse, le noro, guida con piglio deciso la popolazione locale. Custodi della storia dell’isola, le noro parlano una lingua segreta e sono loro a imbarcarsi, ogni anno, su una grande nave alla volta di Nirai Kanai, il paradiso leggendario al di là del mare, per rifornirsi di beni e doni destinati all’intera comunità. Dopo qualche esitazione la Grande Noro, guida politica e spirituale di Isola, permette a Umi di restare, a patto che si impegni a imparare la lingua delle donne e a diventare a sua volta una noro. Nel frattempo, immagini del suo passato cominciano a riemergere: un mondo di relazioni familiari completamente diverse da quelle di Isola, e nel quale la lingua parlata assomiglia inspiegabilmente a quella delle sacerdotesse noro. Cosa nasconde la storia di Isola? E cosa raccontano davvero i viaggi misteriosi della grande nave a Nirai Kanai? Dall’autrice del romanzo vincitore del premio Akutagawa, il principale riconoscimento letterario giapponese, una storia dalle atmosfere distopiche che esplora con delicatezza e profondità il potere del linguaggio e la complessità delle relazioni umane. Un racconto dove è possibile immaginare un mondo nuovo, in cui l’ordine tradizionale delle cose è stato completamente capovolto, con esiti imprevedibili e incredibilmente affascinanti.
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Libri giapponesi classici e contemporanei: 5 Il periodo Showa
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